APPROVATO DDL RIFORMA P.A
Il capitolo razionalizzazioni prevede che il Corpo forestale sarà assorbito da un’altra forza di polizia (probabilmente i Carabinieri), si prosegue con il taglio da 105 a 60 delle Camere di commercio e proclama l’avvio del disboscamento delle partecipate di enti pubblici, e cioè il famoso ed accantonato piano Cottarelli, sarà la volta buona? E’ previsto inoltre il riordino, equivalente alla chiusura, di alcune prefetture, che non saranno più una per provincia, dando vita ai nuovi Uffici territoriali unici dello Stato. E anche per i ministeri dovrà scattare una riorganizzazione in chiave flessibile, in primis delle strutture interne.
Dirigenza e pubblico impiego, si cambia È una riforma ad ampio raggio, quella disegnata dal ddl Madia con ben 15 deleghe al Governo, tra cui spicca quella della scrittura di un nuovo testo unico sul pubblico impiego, con il quale introdurranno nuove norme in tema di responsabilità dei dipendenti pubblici per «rendere concreto e certo nei tempi di espletamento e di conclusione l’esercizio dell’azione disciplinare». Con la delega arriva inoltre il ruolo unico per i dirigenti (uno per lo Stato, uno per le Regioni e uno per gli Enti Locali), che saranno scelti in base al merito e alla formazione continua e potranno rimanere in carica quattro anni (con l’aggiunta di due anni, se necessario, ma per una sola volta), salvo poi cambiare incarico. Per non essere licenziati, potranno accettare di essere “declassati”.
Le misure anti-burocrazia prevedono una macchina burocratica più agile e snella: arriverà la nuova Carta di cittadinanza digitale, con i livelli minimi di qualità dei servizi della Pa online.
Presumibilmente l’Esecutivo punterà a presentare a settembre i primi decreti delegati che, a detta della ministra Marianna Madia, saranno di due pacchetti: il primo sulle misure anti-burocrazia, poi quello del dimagrimento della macchina pubblica. Per ultimo il riordino della dirigenza e il testo unico del pubblico impiego.
Come sempre siamo convinti della necessità di riordinare la PA, ma temiamo che i provvedimenti non vadano nel senso del recupero di una reale efficienza ed economicità, si parla ma non si realizza la valorizzazione del dipendente pubblico, che viene classificato come un costo e non come risorsa necessaria sulla quale fondare e calibrare ogni riforma.